Molti studiosi si sono chiesti il significato della parola Mafia, per alcuni sembrerebbe trarre origine dall’arabo, ma con poche spiegazioni, tra l’altro nel periodo in cui entrò in uso, intorno al 1862, gli arabi mancavano da secoli dal nostro territorio.

Più plausibile sembrerebbe la parola “Maffia” utilizzata dai toscani per indicare chi viveva in “MISERIA”.

E’ da qui che desidero partire, da questa condizione sociale che ha determinato le sorti e la storia dei popoli.

Pensiamoci bene, la miseria esiste da sempre o almeno da quando nelle comunità la prevaricazione del più forte riesce a sottomettere gli altri al suo volere, ma sopratutto riesce a manovrare intere comunità.

Il capo clan, leader, spietato con una fame di potere assoluto, controlla e segue la vita di tutti, sembra quasi padrone dell’esistenza del gruppo, riesce a manovrare e a obbligare chi gli sta intorno, indirizza i ruoli di ogn’uno di loro, chi diventerà avvocato, chi economista, chi stratega di marcketing, chi esecutore di ordini, il grosso, affidato a chi è stato obbligato a non studiare, a essere emarginato, condannato alla miseria, quest’ultimi, rappresentano la forza del potere esecutivo, nel loro interno si crea una vita gerarchica, di illusionisti, di gente che sogna di uscirne per riscattarsi da quella condizione imposta dal capo.

Vogliono farci credere che la parola mafia esiste solo al secolo scorso?

Ci sarebbero tanti di quegli esempi per potere asserire che la mafia esiste da sempre, magari con un nome diverso, ma con un unico filo conduttore, LA MISERIA.

Più miseria c’è, più forte è la Mafia, il capo clan si sostituisce allo Stato, lì dove la presenza è debole, lì dove le parole di miseria e di povertà trovano l’unico ascoltatore e risolutore delle problema umano di quel territorio, il capo mafia, illude la gente promettendo benessere,

Continua…..

Rosario Cunsolo